STORIA DI UN NOCE DELLA VAL LAGARINA

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STORIA DI UN NOCE DELLA VAL LAGARINA

Nella seconda metà degli anni 60 quando le responsabilità  lavorative me lo permettevano, lasciavo volentieri Milano con varie destinazioni, in particolare Serrada, il mio paesello natale.
Oltre alle classiche camminate in Martinella ed al Finonchio mi piaceva visitare i serradini, in particolare i negozianti come il macellaio Bruno Badocchi, che aveva rilevato la macelleria da mio zio Gigi.
Suo fratello Nino era emigrato in Svizzera, tornava al paese solo per le vacanze e portava con sé i suoi oggetti artistici intagliati nel legno che destavano la mia ammirazione. Era considerato l’artista locale e mi aveva appioppato il soprannome di Momi, che tolleravo vista la stima che provavo per lui.
La Beppina e sua sorella vendevano tabacchi, giornali, riviste ed articoli vari, mentre Frida aveva un bazar ove si poteva trovare quasi di tutto.
Guido Forrer aveva un negozio di alimentari ben fornito che gestiva insieme alla moglie Carlotta. Vi si potevano trovare tutti i prodotti locali, io non andavo per acquistare  quanto perché appena possibile Guido mi invitava a fare due chiacchiere nel retro.
Il maggior piacere nelle visite era per me andare da Valerio, il falegname.
Era un ometto di bassa statura, magrissimo, chiaro di occhi ed di incarnato, col viso pieno di rughe, ormai curvo nelle spalle per il gran lavoro e l’età.
La sua casa si trovava sopra la sua falegnameria, dove in verità soggiornava la maggior parte del tempo. Entrarvi era immergersi nel profumo del legno lavorato, mentre ci si sentiva accompagnati dagli sguardi attenti e taciti del padrone, che seguiva ogni mossa dei visitatori talvolta distratti dai rumori delle seghe circolari e  delle fresatrici.
Nella seconda metà degli anni 60 i miei genitori decisero di ricavate nel sottotetto del Residence Cristina una mansarda ed incaricarono del lavoro il miglior capomastro di Serrada: Bruno Schir.
Si trattava di creare una abitazione dal quarto piano dell’edificio, originalmente adibito a soffitta. L’intervento di un bravo falegname era indispensabile, sia per la pavimentazione in legno, sia per il rivestimento dell’intradosso della struttura portante delle tegole con materiale isolante ed infine per la perlinatura in legno di ciliegio.
Di tutto ciò si occupò Valerio, con la mia supervisione, visto che io avevo progettato tutta l’opera.
Con mattoni ed intonaco venne creata una cucina, un bagno completo ed un ridotto a tre stanze.
L’ambiente principale era un salone abbastanza ampio che dava accesso a tutti i differenti locali.
L’ambiente tipicamente di montagna era creato dal pavimento in legno, i rivestimenti delle pareti in perline e le travi a vista.
Si rendeva necessario arredare con mobili su misura il grande soggiorno della mansarda le cui finestre davano sul gruppo del Brenta.
Il falegname Valerio mi propose di progettare il mobilio necessario a creare una divisione tra la zona pranzo e la zona salotto, per rendere ancora più particolare ed unica la mansarda.
Lui stesso poi avrebbe scelto il legno e costruito nella sua falegnameria i vari mobili.
Era una sfida che accettai con l’entusiasmo della gioventù.
Io disegnavo degli schizzi che poi analizzavo con Valerio, ed in questo caso io ero il principiante che proponeva l’idea generale, mentre lui era l’esperto che determinava le modalità costruttive ed i dettagli.
Lavoravamo per creare un tavolo tondo con sei sedie, una credenza per riporre piatti, bicchieri, posate e biancheria da tavola, ed un mobile divisorio per poggiare la televisione, dei libri  ed oggetti vari.
Rimaneva da decidere il tipo di legno e la proposta del falegname fu di realizzarli in noce trentino, legno nobile che al tempo era ancora reperibile, ma già con difficoltà. Attualmente il noce trentino pare introvabile.
Era corsa voce che ci fosse un tronco grande e ben stagionato in val Lagarina, si trattava di una pianta autoctona di pregio, dal costo elevato rispetto ad altri legnami.
Andammo personalmente a vederla per deciderne l’acquisto e Valerio ne fu incaricato così come della lavorazione del tronco che in primo luogo fu inviato alla segheria, con le istruzioni per la trasformazione in tavole adatte al successivo lavoro in falegnameria.
Per Valerio fu una soddisfazione operare su un legno nobile locale, la cui bellezza era esaltata dalle venature molto particolari ed ineguagliabili, la maestria dell’anziano falegname trasse dal tronco dei mobili essenziali nelle linee semplici che esaltavano la bellezza naturale del materiale.
La mansarda con i suoi mobili fu utilizzata per qualche decennio, poi l’intero edificio fu trasformato in un condominio ed i mobili in noce furono portati a Milano nella casa di mia sorella Maria Teresa.
Dopo cinque decadi sono stati restaurati ed il mobiliere che ha affrontato l’opera con i suoi collaboratori hanno posto il massimo impegno trattandosi di legno attualmente irreperibile e molto apprezzato.
Il risultato del restauro è facilmente valutabile dalle fotografie allegate, in particolare sul tavolo si possono rilevare le venature uniche del noce trentino, marcato dalla climatologia locale che lo differenzia dal noce di pianura.
Potrete apprezzare anche le lavorazioni di Valerio che garantivano durata ed armonia alle sue opere.
In sintesi desidero sottolineare il valore delle cose:
– dei materiali autoctoni, la cui apparenza resta unica e non riproducibile e durano a lungo nel tempo;
– della perizia costruttiva di artigiani umili e tenaci
– della capacità di conservazione e restauro di oggetti significativi.

Infine voglio lasciare ai miei nipoti una immagine che ho ben chiara: quando leggerete il racconto di Pinocchio di Collodi, ne vedrete le illustrazioni o le immagini di un film troverete Mastro Geppetto, il falegname costruttore e padre di Pinocchio il burattino.
Valerio mi ricorda sempre Geppetto