Criterios sobre aspectos varios de la vida
ALLE RADICI DELL’ALBERO (III)
FIGLI E FRATELLI

Nonostante il passare del tempo i fratelli Pozzi si somigliano ancora, nonostante i capelli bianchi, le rughe sul viso, la spalle incurvate.
Da piccoli e da giovani ci dicevano che eravamo fatti con lo stampino, e non era chiaro se avessimo preso di più dal padre o dalla madre.
In fondo anche loro due avevano iniziato a somigliarsi per via della convivenza, per la loro grande intesa reciproca, o forse per lo sguardo sicuro, il sorriso aperto, la postura eretta.
GIORGIO primeggiava per intelligenza,determinazione e senso del dovere, studiava incessantemente e con grande profitto, ma anche nello sci e nel tennis se la cavava molto bene.
Per la differenza di età aveva diritti e doveri maggiori degli altri e giocava poco con i più piccoli, dando l’impressione di considerarli esseri poco interessanti.
Al contrario MAURO era pronto a costruire fortini e casette di compensato per soldatini ed animaletti ed era sempre molto attivo nella vita familiare. Era molto concreto e pratico e risolveva alla mamma tanti piccoli problemi domestici.
Talvolta però era ribelle e apertamente in rivolta, o era spericolato e tornava a casa ferito da corse in bicicletta o da giri in moto che papà aveva tassativamente proibito.
Sembrava che l’appartamento milanese non lo potesse contenere, che avesse bisogno di spazi più ampi, di maggiore libertà ed autonomia, come quando viveva in montagna e passava settimane con gli uomini a lavorare.
Mauro ha vissuto in famiglia fino all’estate del 1970, quando ad agosto il papà, la mamma ed io lo abbiamo accompagnato all’aeroporto per la partenza per il Canada dove si recavo per lavoro.
Dentro di me ero sicura che sarebbe tornato l’estate successiva, la mamma invece era molto turbata e consapevole del grande cambiamento in atto.
GIAMPAOLO era bellissimo da piccolo e considerato per questo il preferito dai genitori. Probabilmente era invece la sua attitudine mite e collaborativa a far sì che non ci fossero scontri e liti con lui, che non ci fosse bisogno di rimproverarlo e richiamarlo agli ordini.
Rina diceva di amare i suoi figli tutti allo stesso modo, ma pareva che per Giampaolo avesse uno sguardo particolare, una dolcezza inespressa con gli altri.
La sua nascita era avvenuta pochi anni dopo la morte del nonno Bepi, al quale Rina era molto legata, così la nuova vita con la sua gioia aveva compensato il dolore del distacco.
Studioso, sportivo, con una vena umoristica innata Giampaolo riusciva a stemperare le tensioni familiari con qualche battuta e con il sorriso.
Ha seguito le orme professionali paterne diventando commercialista, forse dentro di sé avrebbe preferito fare altro, ma lo studio professionale di Achille richiedeva continuità e qualcuno che lo portasse avanti.
MARIA TERESA Dopo tre figli maschi Rina provava il grande desiderio di avere una femmina, per ricreare un legame intenso fra donne come quello che la teneva stretta alla nonna Beppina, ma anche perché pensava che col passare degli anni e con l’invecchiamento l’aiuto di una figlia sarebbe stato sicuramente più rilevante ed attivo di quanto avrebbero potuto fare i tre maschi.
Certamente insieme a papà voleva quello che definivano apertamente: “il bastone per la vecchiaia”.
Perciò sono stata educata con questo intento preciso, con un dovere morale ineludibile, che ho risolto negli anni con fatiche, sacrifici personali, pianti e contrasti, ma anche con tante soddisfazioni e gioie grandi.
Mi lega ancora a mia madre il profondo senso religioso della vita,
la sua fede granitica, la certezza di far parte del piano spirituale e della comunione dei santi.
Chiedo ancora oggi silenziosamente a mio padre aiuto e consiglio nei momenti di dubbio e difficoltà.
Non è che mi parlino o tornino in sogno, mai.
Ma il loro esempio di vita rimane indelebile a sostegno e guida della mia vita stessa.
CONCLUSIONI
Ripenso alle ultime volte che noi quattro fratelli siamo stati insieme.
Sicuramente nel 2008 al funerale di Achille, nel 2010 al matrimonio di Marco e nel 2012 ad un pranzo per celebrare il sessantesimo anniversario di nozze dei miei suoceri.
In seguito ci siamo incrociati per pochi minuti nella stanza di Giorgio ormai gravemente ammalato, incontro breve ma denso di emozioni.
Poi le malattie, le distanze fra Milano e Siviglia e fra i nostri stili di vita ci hanno impedito di incontrarci e stare tutti e quattro nuovamente e serenamente insieme.
La famiglia Pozzi che ci ha unito da piccoli e da giovani ed ha forgiato i nostri caratteri si è trasformata un altro, si è allargata nello spazio e mi piace immaginarla come un fiore che matura e diventa frutto, per poi lanciare i suoi semi lontano nel mondo.
Semi deliziosi che conosco appena, ai quali tuttavia mando ogni giorno un pensiero affettuoso, perché fanno parte dello stesso mio albero.
La quarantena si sta allentando, i dati del contagio sono in calo, così il numero del malati nelle terapie intensive e quello dei morti.
La gente riprende ad uscire e le strade ed i parchi si popolano, il sole e la primavera mettono l’urgenza ad stare fuori.
Sono ripetuti continui richiami alla disciplina ed al rispetto delle regole e minacce di nuove chiusure e ripristino del lockdown.
Ma la vita reclama la libera circolazione, il mondo vuole riprendere a sperare.